Proteine

Le proteine rappresentano una categoria di integratori/supplementi naturali che soprattutto nell’ultimo decennio ha massimizzato la sua diffusione e consumo tra gli sportivi, fitness entusiasts e persone alla semplica ricerca della perdita di peso attraverso la loro implementazione in regimi alimentari controllati e dedicati.

Tuttavia, benchè se ne dica da parte degli scettici e dei detrattori che le considerano come barattoloni dai colori sgargianti e che mettono in pericolo la salute del singolo usufruitore (pur tuttavia senza referenza scientifica alcuna al proposito), le proteine in polvere o supplementi proteici in polvere non sono nient’altro che il frutto di un processo di selezione e separazione del macronutriente azotato “proteina” dall’alimento di origine (il latte nel caso delle proteine del siero e delle caseine) e dagli altri ingredienti insieme ai quali la molecola proteica in origine alberga; e ciò viene fatto al fine di portare sul mercato delle materie prime pure, o quasi, da inserire nei contesti nutrizionali più disparati a seconda delle esigenze del singolo consumatore finale.

Ad esempio, la proteina in polvere del siero del latte (meglio conosciuta sotto il commericale e diffusissimo nome inglese di “whey”) rappresenta una delle due frazioni proteiche del latte che viene separata dalla sorella che è la “caseina”.

E poi, a seconda dei processi di isolamento adottati è possible isolarla ancor di più anche dalle altre componenti nutrizionali che nel latte si trovano (e.g.: lattosio, lipidi).

Quindi, niente di trascendentale ma soltanto un processo di isolamento di una determinata frazione nutrizionale di un dato alimento.

(Così come il tonno in scatola che si trova sugli scaffali dei supermercati risulta separato dalla coda e dalla sua testa, o il petto di pollo che si trova negli scaffali separato delle altre componenti strutturali dell’animale come coscia, testa, etc. e così via).

Detto questo, l’articolo non si vuole incentrare sulla genuinità dei supplementi proteici ma dietro le insidie nascoste dietro le tecniche di produzione che esaltano la titolazione proteica, “gonfiandola”, rispetto al reale contenuto proteico dell’integratore.

Quindi, in questo articolo troverete alcuni spunti interessanti su come discernere prodotti commerciali qualitativi da quelli che non lo sono e, quindi, sapere come indirizzare le vostre scelte in modo consapevole

Quali sono le tecniche che fanno incrementare il contenuto proteico solo in etichetta rispetto al contenuto proteico “effettivo” dell’integratore?

La tecnica usata è lo spike proteico (noto anche come spike aminoacidico o spike d’azoto).

Che cos’è lo spike proteico?

Le proteine sono formate da aminoacidi. I singoli aminoacidi contengono nella loro struttura l’elemento “azoto”.

E’ utile ricordare che le proteine ad alto valore biologico (cioè quelle più biodisponibili ed utilizzate per le sintesi proteiche) sono quelle che contengono tutti e 20 gli aminoacidi (8 ESSENZIALI e 12 NON ESSENZIALI) e altresì alte quantità di aminoacidi essenziali.

Infatti, come i testi proferiscono, sono proteine di elevato valore biologico quelle che nella loro struttura presentano tutti gli aminoacidi essenziali (esempio: carni, pesce, uova, latte, formaggi), sono di mediocre valore biologico quelle che presentano basse quantità di uno o più aminoacidi essenziali (esempio: legumi) e sono di scarso valore biologico quelle che mancano di uno o più aminoacidi essenziali (esempio: cereali).

 

Per validare la titolazione proteica in etichetta ci si avvale di tecnologie che misurano la quantità di azoto. Misurare il contenuto d’azoto serve per quantificare il valore assoluto delle proteine presenti in una determinata quantità di prodotto finito (esempio: proteina in polvere).

Il metodo usato è il “kjeldahl”.

Il problema risiede nel fatto che il metodo si basa sulla misurazione del contenuto d’azoto per poter calcolare in via indiretta quello proteico, e non già sulla misurazione diretta delle proteine presenti!

Il contenuto d’azoto è presente anche in assenza di molecole non proteiche!

Dati i limiti oggettivi degli standard di misurazione e controllo, i valori della titolazione proteica di un prodotto finale possono essere alterati incrementando il contenuto di azoto del preparato stesso senza una fattiva corresponsione nel titolo proteico reale (cioè si fa aumentare il contenuto di azoto del prodotto finale anche se il quantitativo proteico non subisce incrementi).

Qualcuno potrebbe chiedersi, allora, “ma se le proteine sono costituite da aminoacidi e questi contengono azoto, se il contenuto di azoto incrementa perché non dovrebbe anche quello proteico effettivo?

1)   Perchè gli aminoacidi non sono proteine!

e

2)   Perchè non tutti gli aminoacidi sono proteogenici!

Dato il rincaro delle materie prime del latte (Siero del latte e Caseina), le aziende del settore dietetico e nutrizionale-sportivo cercano in ogni modo di tagliare i costi di produzione per rimanere competitive nel mercato.

Il minor ed effettivo contenuto proteico del prodotto rispetto alla quantità riportata in etichetta è compensata con l’aggiunta di aminoacidi non essenziali e/o di quelli non proteogenici.

In tal modo l’azienda rispetta gli standard di controllo del contenuto proteico che – come spiegato sopra – non si basano sul reale contenuto di proteine complete ma sul contenuto di azoto!

La glicina è una aminoacido non essenziale (e poichè “non essenziale” non vi è necessità di introdurlo con la dieta in quanto il corpo riesce a sintetizzarlo a partire da altri substrati). L’aggiunta dello stesso consente al produttore di introdurre nel prodotto finale meno quantità della proteina completa (sia essa siero del latte, caseina o proteina dell’uovo).

Lo stesso dicasi per l’aggiunta di taurina. E’ da sottolineare che la taurina non rappresenta nemmeno un aminoacido proteogenico, cioè non fa parte di quelli (“essenziali” e “non”) che rientrano a far parte dello spettro aminoacidico della molecola proteica intera.

Taurina e glicina costano poco!

Lo stesso discorso può essere esteso alle aggiunte di beta alanina, creatina e BCAA (aminoacidi a catena ramificata) alle polveri proteiche! Per quanto costino di più rispetto a taurina e glicina, hanno sempre ed in ogni caso un costo più basso rispetto alle proteine intere (esempio: proteine del siero del latte, caseine, proteine dell’uovo).

Il problema reale è che tali aminoacidi, quando presenti in etichetta, non sono sempre in aggiunta al preparato proteico ma sono in sostituzione a determinate quantità dello stesso! E poiché a volte trattasi di aminoacidi “non essenziali” ed altre volte di aminoacidi “non proteogenici” ed altre ancora della combinazione dei due, non assolvono alle funzioni biologiche dello spettro aminoacidico completo che caratterizza la proteina completa: quello delle “sintesi proteiche”!

Pertanto, un preparato “proteico” con tali caratteristiche risulta qualitativamente scarso agli utilizzi per i quali si introducono le proteine in particolari regimi nutrizionali.

In pratica nelle prepazioni che subiscono tali alterazioni atte ad eludere i controlli si avrà a disposizione meno materia prima (proteine) per far spazio ai composti azotati sopra elencati.

Come fare a distinguere un preparato proteico di alta qualità da uno che è, invece, appannaggio di tali escamotage?

E’ necessario prestare attenzione agli ingredienti del prodotto elencati in etichetta.

Se tra gli ingredienti, oltre alle fonti proteiche, sono riportati anche singoli aminoacidi (come glicina, taurina, beta alanina) o altri composti azotati (come la creatina) è probabile che il produttore abbia utilizzato tali soluzioni per incrementare il contenuto azotato del prodotto a scapito di una minor quantità proteica.

Quanto più tali aminoacidi si trovano nella zona “alta” dell’etichetta tanto maggiore è la loro presenza nella miscela.

Ecco un esempio di etichetta di un integratore che riporta le escamotage in questione.

Proteine

Se nel vostro paniere di acquisti ricadono le proteine, optate per integratori di sole proteine!

Se volete acquistare aminoacidi a catena ramificata o beta alanina o altre soluzioni integrazionali azotate fatelo separatamente con un acquisto dedicato e separato e non integrato al preparato proteico.

Inoltre, detto questo, si consideri anche che le aziende italiane, per legge, possono dichiarare in etichetta una titolazione proteica superiore fino al 15% del reale contenuto.

Esempio: un integratore a base di proteine in polvere che in etichetta dichiara un contenuto pari all’80% è a norma di legge anche se in realtà il contenuto proteico effettivo risulta essere il 65%!

Sommate questo aspetto alle alterazioni dovute alla tecnica dello spike proteico e tirando le somme vi accorgerete che state pagando un prodotto “buono” solo alla carta!!!

Se finora avete acquistato gli integratori mossi dalla variabile indipendente del “risparmio”, avete risparmiato solo in termini di qualità e non di costi.

Ricordate che nel 99% dei casi avete sempre quello per cui pagate. Nessuno regala niente! Soprattutto quando si tratta di qualità! E la qualità delle scelte alimentari ed integrazionali rappresenta il valore aggiunto verso la propria salute e le proprie performance.

E’ difficile sapere quali aziende producono prodotti di qualità data la mole di offerte che il mercato propone.

Per meglio indirizzare i vostri acquisti affidatevi ad un trainer o nutrizionista competente che conosca, sulla scia delle proprie esperienze, il settore degli integratori alimentari.

 

Del Dott. Francesco Casillo